lunedì 24 giugno 2013

“Non c’è più tempo per aspettare domani”

Un momento dell'adunata nella
chiesa di San Giuseppe Artigiano

Una domenica uggiosa ha accolto numerosi storici dell’arte per un’inedita adunata nel centro storico dell’Aquila.  La manifestazione “L’Aquila 5 maggio 2013. Storici dell’arte e ricostruzione civile”, ideata e promossa da Tomaso Montinari, ha voluto portare all’attenzione nazionale l’annosa questione aquilana. Una questione ancora irrisolta che, dal giorno del sisma in poi, è stata disgregata anche nell’intimo di quel tessuto urbanistico e civile; per Montinari L’Aquila non è una questione isolata, ma bensì una faccenda italiana. Con forza, coesione e conoscenza gli storici dell’arte italiani vogliono restaurare la città di pietra e smuovere cittadini ed istituzioni per “restituire L’Aquila ai suoi abitanti ed a tutti gli italiani”. Una rinnovata “ricostruzione civile” appunto che, all’epoca dei drammatici fatti,  l’allora governo non ha saputo o voluto attuare condannando definitivamente alla decadenza un’intera identità. Dopo l’incontro nei pressi della Fontana Luminosa, un colorato corteo ha attraversato silenziosamente le dissestate e desolate strade del centro storico, un panorama che, nonostante tutti gli interventi di messa in sicurezza rimane, ancora dopo quattro lunghi anni, terribilmente sconcertante.  Il neoministro dei Beni ed Attività Culturali, Massimo Bray, dopo aver risposto ad una domanda sulla ricostruzione della città, dichiarando che: «è troppo facile dire faremo di tutto. Sto cercando di capire per farmi un’idea. Mi sembra che il ministero abbia competenze e risorse di grandissima qualità», ha inoltre risposto anche ad una nostra domanda sulle polemiche riguardanti l’accorpamento tra il ministero dei beni culturali e quello del turismo nate all’indomani del Governo Letta: «mi sembra una scelta molto giusta» ha affermato Bray,  «e sono sicuro che ci sarà molto da lavorare per capire qual è il modo migliore per rendere funzionale ed operativa questa scelta». Nel primo pomeriggio il lungo corteo si è poi riunito nella restaurata chiesa di San Biagio ad Amiternum, oggi intitolata a San Giuseppe Artigiano, dove tra le nuove e suggestive pale d’altare eseguite barese Giovanni Gasparro, il numeroso corteo degli storici dell’arte, funzionari del Mibac, dottorandi e studenti ha occupato ogni singolo spazio disponibile in attesa degli interventi dei relatori. Tra tutti il discorso conclusivo del professor Settis che dall’ambone ha tuonato con parole severe, decise e commoventi. Secondo Settis l’iniziativa degli storici dell’arte è una forte presa di coscienza, che serve a ricordare a tutti gli italiani che le città non si abbandonano, i centri storici, come quelli di tutte le città d’Italia, devono continuare ad essere i luoghi della vita civile. Nel caso dell’Aquila la città deve essere ricostruita e ridata agli aquilani che devono riprendersi il loro centro storico ed abbandonare le improprie new town simboli di veri e propri luoghi di disgregazione sociale. Una giornata importante quella del 5 maggio, soprattutto per quel senso civico e d’obbligo morale che rappresenta e deve rappresentare la speranza e concreta realizzazione di un futuro migliore per gli aquilani, per noi e per le future generazioni.
                               
                                                                                                                                         Giuseppe Arnesano

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