domenica 26 ottobre 2014

Crossroad

Art&Ars Gallery

Galatina (Lecce)-

11 ottobre al 24 ottobre 2014

Massimo Pasca, Giuseppe Apollonio, Ivan Garrisi e Brizzo



Qualche minuto prima dell’opening di Crossroad le porte della Art&Ars Gallery sono ancora chiuse. Una fitta nebbia riempie le sale della galleria tanto da offuscare completamente la visuale interna. Improvvisamente le distorsioni della chitarra elettrica di Luigi Bruno echeggiano dall’interno e mentre il fumo diviene sempre più denso, le porte si aprono, il vapore defluisce ed il sound rock psichedelico del musicista risuona nello spazio espositivo. In questa atmosfera underground, dove i fumi e le sonorità incalzanti ricordano un fascino tutto metropolitano, ecco che gli enormi lavori su carta di Pasca e Apollonio emergono dalla foschia; i volumi si abbassano e le tenui luci lasciano il posto alle elaborazioni foto-digitali di Brizzo e alle sonorità multimediali di Garrisi. Così si inaugura Crossroad.

Galatina 11/10/2014


La squadra di Crossroad
da sinistra
Massimo Pasca, Giuseppe Apollonio, Luigi Bruno, Gigi Rigliaco, Giuseppe Arnesano e Brizzo

Nelle vicinanze della Chiesa di S. Caterina d’Alessandria a Galatina (Lecce), che tra il 1369 e il 1391 fu luogo d’incontro tra variegate e numerose maestranze di tutta Italia, si incontrano e si confrontano per la prima volta quattro personalità artistiche provenienti da percorsi formativi diversi. Crossroad, ossia “incrocio”, è il titolo dell’intervento performativo dove Massimo Pasca, Giuseppe Apollonio, Brizzo e Ivan Garrisi sono i protagonisti dell’happening nel quale avviene l’incontro/incrocio tra la performance artistica, il pubblico e le dimensioni socio- urbane del territorio.
All’interno ed all’esterno della Art and Ars Gallery concepita e ridisegnata come un rinnovato spazio dinamico, dove gli artisti realizzano alcuni interventi site- specific, i fruitori divengono parte integrante dell’episodio estemporaneo.
Crossroad è un fatto dove lo spazio architettonico interno e circostante, situato tra via Orsini, corso D’Enghien, Del Ponte e piazza Toma, è vissuto in itinere e diviene un episodio sensoriale e allo stesso tempo luogo mentale di confluenze nelle quali, il melting pot delle esperienze artistico culturali del quartetto, s’armonizza e si relaziona con la gente in dinamiche, immagini, vicende e sonorità provenienti dal tessuto urbano, carico di contraddizioni socio- ambientali che da un lato valorizzano e dall’altro degradano il territorio.
La galleria dunque, vissuta come un open space soprattutto nei giorni che precedono l’inaugurazione, si apre (In) ed accoglie (out) insieme agli artisti, le interazioni quotidiane che giungono dalla strada. Vivere e indagare il territorio vuol dire anche misurarsi con quella temperatura socio- culturale che caratterizza ogni zona urbana. In questo modo Pasca, Apollonio, Brizzo e Garrisi esprimono, attraverso medium e linguaggi totalmente distinti, una personale ricerca che gli accomuna nelle esigenze narrative, conoscitive e sperimentali.
Questi metodi espressivi sono concepiti come quattro linee suddivise su altrettanti livelli che, in un’ottica prospettica, convergono senza mai congiungersi e si sviluppano indistintamente in una singola percezione dimensionale. Questo processo, che da un ambiente fisicamente definito ed interattivo tra in e out, giunge tramite le pratiche artistiche ad una forma di connessione direttamente attiva, coinvolge il fruitore, lo spazio ed il paesaggio nella sua ambivalenza.

un momento dell'inaugurazione di Crossroad

Ognuno degli artisti presenti in mostra esprime la propria dimensione urban: Massimo Pasca, live painter e poliedrico artista, conduce da anni una ricerca pittorica sublimata nel rinnovamento colto del segno di Keith Haring. Non da writer Pasca vive comunque d’istinto quel tempo urbano/musicale, tempo inteso come voracità interiore nell’esecuzione del gesto, paragonato idealmente al blitz illegale dei graffitisti.
L’uniposca e il pennello come la bomboletta spray così nelle tele dell’artista, dove il procedimento della scrittura automatica si rivela nel suo modus operandi, la forza comunicativa si ammanta di poetica letteraria, storica e sociale. Pasca elabora un cortocircuito iconografico pieno di brillanti cromie e di un dissacrante senso ironico nel quale, l’elemento figurato ritrova in accenni pregevoli l’impronta fumettistica di personaggi quali Pazienza e Iacovitti. Le opere di Massimo Pasca sono delle visioni complesse, coinvolgenti e psichedeliche nelle quali l’attimo intuitivo si anima in uno stile decisamente pop che sorprende come in fulmineo contropiede.
La percezione della dimensione urbana nei disegni di Giuseppe Apollonio invece, ha origine da un processo di sottrazione costruttiva che rende leggibile l’idea. Le città sono un groviglio di cose giustapposte e disarmoniche dove le forme stereotipate frantumano le relazioni umane. Il disequilibrio delle proporzioni, visibile in alcuni oggetti del quotidiano, è  l’unico appiglio per rimanere legati alla condizione dello spazio reale.
In questi lavori, nei quali la contaminazione tra gli studi in architettura, il designer e le illustrazioni caratterizzano l’operato di Apollonio, si percepisce un’esigenza stereometrica dove la sintesi figurativa, legata in parte alle suggestioni di matrice surrealista, diviene attraverso la genuinità e la precisione del segno una raffinata e labirintica riflessione sul paesaggio culturale. Le elaborate visioni di città di Giuseppe Apollonio sono in continua relazione ed evoluzione con il nostro Essere, che molto spesso pecca di responsabilità e si adagia nell’indifferenza del caos.


Crossroad accoglie in un continuo dialogo performativo gli scatti di Brizzo che, non da fotografo, ma da digital artist, percepisce in maniera intimistica ed analogica i sommessi gemiti di paesaggi ed architetture. L’artista, partito dalla ricerca fotografica, porta avanti da qualche anno un progetto di elaborazioni foto- digitali. Con questo linguaggio Brizzo affronta la questione e vive il territorio con una propensione di indagine diretta nei luoghi extraurbani, introducendo e documentando con sensibilità bucolica, un rapporto intrinseco ed immaginario dello spazio.
In questi lavori, eseguiti con iPhone ed in particolare con l’app hipstamatic, l’artista non si sostituisce alla tecnica e all’occhio del fotografo professionista, ma piuttosto rappresenta delle pregevoli e calibrate ricognizioni visive effettuate attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie. In queste proiezioni, dove le ambivalenze e le interazioni tra in e out prendono il sopravvento visionario, le prospettive distorte mettono in evidenza il disegno astratto di strade, piazze ed edifici nel ricordo avanguardistico che fu di Alvin Langodn Coburn. Ivan Garrisi, giovane suond artist e performer, ragiona quasi in modo antagonista con il pubblico che, in maniera inconsapevole, entra a far parte dell’evento performativo.


L’essenza urbana del performer è racchiusa nella capacità di contenere, modulare e far connettere le instabilità del suono e con le reazioni comportamentali degli individui. Garrisi, che attraverso un processo di ibridazione tra video, musica elettronica ed informatica musicale, rielabora un concetto di espressività multimediale nel quale il fattore sorpresa gioca un ruolo fondamentale. Urban texture raccoglie le interazioni sonore e le trasmuta all’interno dello spazio architettonico in immagini sonore.


Ancora una volta in e out, interno ed esterno si compenetrano favorendo incorporeità transitorie e fluttuanti; dunque l’imprevisto è descritto nei sospiri della città fatti dai brusii, dalle macchine, dai passanti, dagli uccelli e da tutto ciò che scorre, si muove, vibra e anima lo strato ed il substrato nel bel mezzo di quell’ideale incrocio urbano delle sensazioni. Il tessuto urbano genera all’improvviso un intreccio vitale e sonoro dove le suggestioni del hic et nunc stimolano l’interconnessione ed il dialogo artistico tra la pittura, le elaborazioni foto- digitali e il disegno, nel solco vivido dell’irripetibilità del gesto performativo e della comunicazione intermediale che veicolano e sostengono il messaggio in un punto comune.



Giuseppe Arnesano