mercoledì 30 ottobre 2013

Still Here

Articolo pubblicato su www.artribune.com

Negli spazi di The Gallery Apart, situata nel quartiere Ostiense di Roma, Gea Casolaro presenta un nuovo progetto intitolato “Still here”. Fino al 16 novembre, in mostra c’è una Parigi sognante.


La mostra, allestita tra le bianche e minimali sale della galleria, nasce inizialmente da un percorso personale che ha visto l’artista romana protagonista di una lunga esperienza nella Capitale francese. Oltre una ventina di stampe fotografiche di medio e piccolo formato modulano in maniera dinamica le superfici espositive, che ricordano a loro volta il grande schermo dove le narrazioni “foto-cinematografiche” di Gea Casolaro(Roma, 1965), fatte di pellicole, luoghi, personaggi reali e immaginari, prendono mnemonicamente vita. Al piano inferiore della galleria, che ospita una ricostruzione dell’atelier parigino presso il quale ha lavorato l’artista, abbiamo incontrato Gea Casolaro, che ha raccontato il suo linguaggio nella realtà di oggi: “I presenti sono tutti contemporanei, e il presente di allora continua a essere presente”. Still Here è una mostra intensa, dove quel magico legame tra fotografia e cinema abbraccia l’opera e il fruitore tra passato, presente e futuro.
Giuseppe Arnesano
Roma // fino al 16 novembre 2013
Gea Casolaro – Still here
THE GALLERY APART
Via Francesco Negri 43

domenica 27 ottobre 2013

Caravaggio




In onda su Rai Storia -Rewind, La Fiction, La Storia, Le Storie- : Caravaggio, 1967 - Regia di S. Blasi, con G.M. Volontè, C. Gravina, R. Palmer, C. Hintermann

mercoledì 23 ottobre 2013

Gemme dell'Impressionismo




Roma, Museo dell'Ara Pacis dal 23/10/2013 al 23/02/2014
Nuovo spazio espositivo Ara Pacis

La mostra Gemme dell’Impressionismo. Dipinti della National Gallery of Art di Washington, nasce dall’incontro e dalla collaborazione di due grandi istituzioni, Roma Capitale - Assessorato Cultura, Creatività e Promozione Artistica, e la National Gallery of Art di Washington.
Verso la fine degli anni ‘20 del XX secolo, uno dei massimi esponenti del capitalismo statunitense, imprenditore e banchiere, Andrew W. Mellon, avviò quella che sarebbe poi diventata una delle collezioni d’arte più importante al mondo, con l’ambizione di abbracciare il meglio dell'arte europea dal medioevo al XVIII secolo. Dopo la sua morte, 1937, a raccogliere la sua eredità furono i figli, Paul ed Ailsa, i quali coltivarono la stessa passione del padre, arricchendo quella che a noi oggi è nota come Collezione Mellon ed è conservata, a seguito di una donazione, presso la National Gallery of Art di Washington.
Gli artisti francesi in genere e quelli impressionisti e postimpressionisti in particolare, hanno sempre avuto una grande preminenza nella collezione Mellon, non a caso ne annovera i capolavori più eloquenti. Ad occupare gli spazi espositivi del Museo dell’Ara Pacis di Roma saranno infatti artisti quali Manet, Monet, Degas, Renoir, Boudin, Pissarro, Bonnard, Toulose-Lautrec, Cèzanne, Gauguin, Van Gogh e Seurat.
La mostra realizza un focus sulle opere impressioniste e postimpressioniste della Collezione. È così che nasce un percorso espositivo unico nel suo genere, e reso possibile grazie al prestito di ben 68 opere, con l’intento di presentare al grande pubblico non una mostra qualunque di artisti impressionisti e postimpressionisti, ma una mostra che ambisca a comunicare un punto di vista diverso ed esclusivo, ovvero quello di una collezione d’arte privata, dunque opere acquisite secondo un’idea ed un gusto, del tutto personale quale quello del collezionista, filtrato, intimo, ma con la forza comunicativa che solo i grandi capolavori possiedono.
La mostra, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica- Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, National Gallery of Art di Washington e organizzata da Zètema Progetto Cultura, è a cura di Mary Morton, responsabile del Dipartimento Pittura Francese della National Gallery con il coordinamento tecnico-scientifico per la Sovrintendenza Capitolina di Federica Pirani.
Catalogo
Edizione Italiana del catalogo: De Luca editori d’Arte 
A cura di: Isabella Colucci, Renato Miracco e Federica Pirani


Fonte: Comunicato Stampa
                       Per maggiori info: http://www.arapacis.it/          

venerdì 11 ottobre 2013

"Pictor Urbis"


A Palazzo Barberini dal 1° novembre 2013
la prima mostra monografica dedicata a un grande protagonista del Rinascimento a Roma

Antoniazzo Romano "Pictor Urbis"

1 novembre 2013 - 2 febbraio 2014 Roma, Palazzo Barberini



Sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica, la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio storico artistico ed etnoantropologico e per il Polo museale della città di Roma, diretta da Daniela Porro, presenta la prima mostra monografica dedicata al pittore rinascimentale Antoniazzo Romano.

La rassegna, promossa e organizzata dalla Soprintendenza e curata da Anna Cavallaro e Stefano Petrocchi, è allestita negli ambienti monumentali dedicati alle mostre temporanee al piano terra di Palazzo Barberini. Antonio Aquili detto Antoniazzo Romano (Roma 1435/40 - 1508), figura centrale del Rinascimento, fu attivo per quasi mezzo secolo fino al primo decennio del Cinquecento a Roma e nel territorio laziale. La mostra illustra il contesto in cui si sviluppa la vicenda artistica del maestro e le svolte fondamentali nella sua produzione. 

Antoniazzo Romano "Pictor Urbis"
1 novembre 2013 - 2 febbraio 2014

Roma, Palazzo Barberini
Via delle Quattro Fontane, 13
Orario: dal martedì alla domenica dalle 10.00 alle 19.00 (la biglietteria chiude alle ore 18.00)
Chiusura: il lunedì, il 25 dicembre e il 1 gennaio

UFFICIO STAMPA
Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico-Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della Città di Roma
Anna Loreta Valerio, responsabile
Davide Latella
06 6999 4218 - 06 6999 4294
Email: sspsae-rm.uffstampa@beniculturali.it

www.galleriabarberini@beniculturali.it


Fonte: comunicato stampa 

martedì 8 ottobre 2013

CreArt 2013: un progetto europeo che abbraccia il Salento

(Radek Kalhous)

Con grande entusiasmo e partecipazione lo scorso 5 ottobre è stata inaugurata la nuova edizione di CreArt2013- network of cities for artistic creation- ; un grande progetto corale che ha visto ancora una volta il capoluogo salentino protagonista nello sviluppo artistico e della cooperazione culturale. In occasione dell'evento abbiamo incontrato Lorenzo Madaro, direttore artistico di CreArt-Lecce.
In una situazione di crisi o presunta tale, come è stata questa edizione del quinquennale progetto di CreArt 2013?
 CreArt, il progetto europeo che vede il Comune di Lecce protagonista insieme ad altre undici realtà internazionali, con la sua energia legata alla giovane creatività ignora la crisi, guarda al futuro con un fare plurale, proponendo progetti espositivi, residenze d’artista, workshop e appuntamenti divulgativi. Durante la tappa leccese del 4 e 5 ottobre sono andati in scena dei dialoghi tra artisti di diverse generazioni e provenienza con Francesco Arena, moderati dalla giornalista e curatrice Adriana Polveroni, una mostra corale allestita a Palazzo Vernazza, a cura di Ilaria Bonacossa, e il progetto del Barbonaggio teatrale di Ippolito Chiarello, insieme a una serie di “sorprese”, come il video mapping concepito da Hermes Mangialardo e realizzato da CooClub in collaborazione con Plasmedia. Grazie al contributo dell’Assessorato alle Politiche Comunitarie e all’Assessorato agli eventi e alla Cultura del Comune di Lecce, abbiamo vissuto due giornate molto intense a contatto con i nostri partners, gli artisti del progetto CreArt e gli allievi e i docenti dell’Accademia di Belle Arti e del Liceo Artistico Ciardo Pellegrino di Lecce. Ma CreArt è stato soprattutto un lavoro di squadra, perciò vorrei ringraziare Alessandro Delli Noci, Luigi Coclite, Raffaele Parlangeli, Nicola Elia e il personale dell’Ufficio Europa e dell’Ufficio Cultura, Emilia Ruggiero che ha collaborato intensamente con noi, CoolClub, in particolare Cesare Liaci per la straordinaria vicinanza, Marconi Web di Maglie, Salento web TV e l’associazione Nasca per la loro professionalità che ha contribuito all’ottima riuscita del progetto.

Mark Sengsbratl
Mark Sengsbratl
In che modo le opere degli artisti esposte alla mostra intitolata More real than the Real, curata da Ilaria Bonacossa,  si relazionano al tessuto socio- culturale della città?
Il percorso espositivo all’interno di Palazzo Vernazza è stato pensato come un circuito liquido, in cui le opere si relazionano con lo spazio espositivo attraverso la proposizione di diversi linguaggi. Penso in particolare all’opera site-specific di Marit Roland, concepita all’interno di uno spazio molto suggestivo del primo piano del palazzo, forse una delle architetture più belle della città. Non ci sono relazioni immediate con il tessuto socio-culturale di Lecce, se non nella sua propensione europea, internazionale, da pensare anche nell’ambito della candidatura a capitale europea della cultura. Gli artisti in mostra infatti si riferiscono a diverse culture internazionali, senza dimenticare le radici, le provenienze geografiche e culturali di ognuno. Ma questo è un fattore estremamente positivo, poiché la mostra propone visioni estremamente sfaccettate di alcune tendenze dell’arte di oggi.
Qual è stato l’apporto e l’esperienza dell’artista Francesco Arena?
L’appuntamento con Francesco Arena rientra in un ambito del progetto che ho pensato di proporre a Lecce per cercare di definire un contatto tra gli artisti di oggi e quelli di domani, ovvero i giovani studenti dell’Accademia e dei licei artistici del territorio. Dopo l’appuntamento con Luigi Presicce ospitato alcuni mesi fa, abbiamo ospitato Francesco Arena, che insieme a Adriana Polveroni, ha raccontato le fasi progettuali del suo lavoro, proponendo la documentazione fotografica dell’installazione in mostra al Padiglione Italia della Biennale di Venezia e altri suoi interventi recenti. In questo frangente abbiamo poi discusso, con il fattivo intervento del pubblico, su alcuni problemi sostanziali del sistema dell’arte, con un doppio sguardo tra la Puglia e l’Italia e il contesto internazionale.
Da operatore culturale secondo te, quali sono le criticità che emergono all’interno del nostro territorio
Marit Roland
Marit Roland
e quali le possibili soluzioni?
La Puglia è evidentemente una terra-laboratorio in cui sono sempre accadute delle “cose”; penso al Maggio di Bari, ai gruppi d’avanguardia in Salento, all’operatività di gallerie storiche come Marilena Bonomo e dei critici militanti, oltre che naturalmente ad alcuni artisti che qui hanno deciso di rimanere o sostare e di realtà come la Fondazione Pascali di Polignano a Mare, per esempio. Ma sicuramente abbiamo subito una certa posizione geografica, e fors’anche culturale, periferica. Negli ultimi anni però c’è un’energia nuova, una vitalità ulteriore che sta rianimando i nostri centri storici, sta dando spazio a giovani operatori e rivitalizzando i luoghi espositivi. Credo però che tra gli aspetti sostanziali su cui bisognerebbe lavorare, ma si tratta di un problema complesso, è quello del mercato. In Puglia, nonostante la presenza di numerosi artisti e di diversi spazi espositivo, oltre che di collezionisti, manca un vero e proprio mercato dell’arte. Il mercato alimenterebbe ulteriormente questa energia, renderebbe tutti più responsabili, consentirebbe agli artisti una stabilità economica, che poi si ripercuoterebbe anche negli altri ambiti professionali legati all’arte: dai curatori ai critici. Le soluzioni? Quelle riguardano in generale il sistema Italia, le questioni legate alla defiscalizzazione sull’acquisto delle opere d’arte, mentre nello specifico credo che bisognerebbe continuare ad investire sulla formazione. Senza questo aspetto non c’è la consapevolezza del valore dell’arte contemporanea, della sua funzione sociale. Ma naturalmente la prima cosa, e di questo ne abbiamo discusso a lungo durante l’incontro con Francesco Arena, è la qualità di un percorso, l’interesse di una ricerca artistica.