lunedì 24 giugno 2013

Di Passione e Musica: Gabriella Martinelli si racconta...

Quello del Caffè Latino a Roma è stato un concerto pieno di tante emozioni ed energie, vissuto in prima persona dalla giovane cantante Gabriella Martinelli. Dal palco del live club di testaccio la cantautrice pugliese, insieme alla sua virtuosa band, ha raccontato storie e canzoni che nascono da personali intrecci tra brani di vita quotidiana e scritture estemporanee. Il sound brillante, che caratterizza gli accattivanti pezzi di Gabriella, si compone di variegati ed eleganti flussi musicali che dal jazz al funky s’armonizzano in un originalissimo e ben elaborato pop d’autore. I dinamici arrangiamenti, eseguiti da Matteo Bottini (Chitarra), Toto Giornelli (Basso), Massimo Di Cristofaro (batteria), Edoardo Simeone (Tastiera) e Duilio Ingrosso (Sax), sostengono la vigorosa e raffinata voce di Gabriella che, con semplicità riesce a volteggiare melodicamente tra le policrome sfaccettature stilistiche. Dopo tanti Festival, concerti, l’avventura a The Voice e la collaborazione con Alberto Bertoli, è in arrivo il disco “È tempo di cambiare”, un lavoro discografico che, come sottolineato da Gabriella, risulta «sofferto e carico di emozioni». Dopo la serata romana abbiamo intervistato Gabriella Martinelli
Come nasce la tua passione per la musica?
Mah sarà stata l’aria Pugliese, un gruppo di amici troppo più spavaldi di me,  le canzoni in macchina di mia madre:  decido di frequentare un corso di chitarra da bambina. Poi il conservatorio, un primo corso di canto corale: nella musica “la possibilità di dire”. A 18 anni finito il Liceo e il quinto anno di Conservatorio, decido di partire per Roma e provare a vivere di sola musica.
Il 5 Maggio del 2012, in compagnia dei tuoi musicisti, hai preso una chitarra ed un microfono e da Roma sei andata a Milano per cantare le tue canzoni  sotto le radio e le case discografiche, come è nata questa idea?
 Si, il 5 Maggio dello scorso anno convinco il mio chitarrista ed un tastierista ad accompagnarmi sotto le radio e le major Italiane per far ascoltare le mie canzoni senza solite rincorse al telefono e cd fra cd nelle ceste. Compro un ampli a batteria e mi scotcho addosso un mega cartellone: una protesta la mia? ..forse, anche! per un attimo la sensazione di aver distrutto il sistema.
Hai partecipato al programma di rai 2 The Voice Of Italy cosa pensi sulle continue polemiche dei talent show dibattute tra la qualità del prodotto musicale ed il criterio televisivo non musicale?
Viviamo in un’epoca complessa: paura del nuovo, sfiducia nel vecchio, il ricordo di qualcosa di buono ..sognando l’America. C’è crisi, nei portafogli tanto quanto nelle teste ..nelle case, nella musica. Forse si, adesso un talent  ..la televisione: il mezzo, può aiutare un artista emergente ad avere visibilità. Quella che i discografici chiamano promozione gratuita. Senz’altro può rappresentare una buona occasione per far parlare di sé, purché l’artista sia di contenuti.  Ma mai un punto d’arrivo! .. tantomeno quello d’inizio!! All’interno di un talent sicuramente c’è musica, ma chiaramente non solo quello. Il talent è un gioco con le dinamiche dei giochi : un solo vincitore, la gara, lo show. Io adoro mettermi in gioco e nel 2009 X Factor con Morgan,  nel 2012 ..The Voice: un giorno leggo sul web l’annuncio per un casting di voci. M’incuriosisce la possibilità di potermi raccontare esclusivamente attraverso la voce, cosi decido di presentarmi con un brano di Luigi Tenco. Ma ..tra i miei reality preferiti: la strada, i palchi e i garage con i cartoni delle uova.
In questo periodo registri con la tua band i brani del prossimo disco, ci racconti come nasce questo nuovo progetto artistico?
Dagli anni del Conservatorio ho cercato confronti con musicisti della mia età, della mia scuola. Nei miei viaggi tante collaborazioni: a molti devo la mia crescita artistica, con alcuni ho scritto canzoni, con altri ho capito esattamente cosa non fosse per me. Ad un certo punto del mio percorso ho scelto chi avere al mio fianco e la gran figata è essere stata scelta: cinque meravigliose teste a suonar le mie canzoni. La mia band! Arrivo in sala con una chitarra, voce e una nuova idea: insieme diventa canzone e sul palco vita. Siamo insieme anche nella stesura del disco, nato dall’esigenza di fermare storie sin’ora raccontate sempre e solo live. Per noi droga: ne siamo completamente immersi e schiavi del tempo che ci porta via, attendiamo la fine, possibile per fine estate. Edoardo Simeone alle tastiere, Matteo Bottini alle chitarre, Massimo Di Cristofaro alla batteria, Duilio Ingrosso ai sax e Toto Giornelli al basso.
Dai primi anni ad oggi, in quale direzione si è evoluto il tuo sound?
Il mio percorso musicale è iniziato con Bach, Tàrrega e Sor: studi classici ..che mettevano un po’ in crisi la mia adolescente inquieta anima rock. Ho iniziato a scrivere da piccola pensieri che seguissero dei giri di chitarra dettati dalla voglia di dire. A 18 anni sono arrivata a Roma con idee molto chiare: dovevo “spingere” le mie canzoni. Durissima ma ..possibile! Diecimila lavori di contorno: dalla cameriera al pagliaccio per le feste, sino alle discoteche. “Canta e improvvisa, un po’ come facessi jazz” mi disse un amico dj, il primo.. la prima volta! Grazie a tutto questo la cantautrice ha potuto “campare”.Il mio avvicinamento alla musica dance mi ha vista coinvolta in numerose collaborazioni: produzioni con dj più o meno noti, partecipazioni a serate nei grandi club house Italiani, voce ufficiale del party Muccassassina nell’anno 2008-2009, l’uscita di un primo album ‘Oltre la follia’ con distribuzione Universo. Il sound dalla cassa spinta non ha mai distratto la poesia della cantautrice: compare a tratti nei suoi colori anni ’80 e si confonde nelle sue riflessioni acustiche.
Quanto c’è di te e di quello che vivi nei tuoi testi e nella tua musica?
Ho iniziato scrivendo di me: nelle mie prime canzoni c’è tanto di Gabriella. “Ragazza Pirandelliana” è il romanzo dei miei primi anni Romani: ‘uno nessuno centomila’ volti di un Moscarda alla ricerca di sé fra sé, tra gli altri ..tanti, nessuno, forse qualcuno. Lei, artigiana di una vita cieca si guarda allo specchio  ..’ mentre il suo pianto bagna un sorriso un po’ ingenuo’. Viaggiando e scoprendo l’amore ho iniziato a spostare lo sguardo da me. Mi diverte disegnare i personaggi e nei Caffè nascono le storie.  Parole e musica insieme: la chitarra aiuta il testo.
Attualmente stai collaborando al nuovo disco Alberto Bertoli, figlio del grande Pierangelo, come è nata questa ennesima sfida?
Una sfida meravigliosa. E’ incredibile: io ascoltavo papà Bertoli nella pandina verde di mia madre ..una volta, lei mi portò ad un suo concerto e io sfacciata come la morte aspettai la fine per avvicinarmi a lui e dirgli “Sà che anche io scrivo?!” (che bimbaminkia!), lui mi sorrise e mi rispose “..probabilmente sei una persona speciale”. Sicché, appena un mese fa pubblico la cover di “A muso duro” in un messaggio privato ad Alberto Bertoli (figlio di Pierangelo Bertoli), stimatissimo cantautore Emiliano,  e ricevo un suo invito a partecipare alla registrazione delle voci del suo disco in uscita, prodotto dai Nomadi. Un’esperienza fortissima. La vita è assurda, il destino è ubriaco ..almeno il mio. Tornando a casa dalla session in studio, piangevo (davvero troppo felice!)
 Hai viaggiato e viaggi spesso per lavoro, sempre in giro per l’Italia tra concerti, prove e festival. Con quali occhi una giovane cantante e compositrice vive il mondo del cantautorato italiano?
Si parla poco del cantautorato italiano ..in Italia, ancor più tra giovani. Lo noto nella mia generazione, ancor più tra i piccoli. Si ascoltano le melodie, si cantano poco i testi. Mi ha sempre affascinato la figura del “cantautore”: l’autore che interpreta i suoi pensieri a servizio degli altri. L’infermiere delle nostalgie, il maestro delle speranze, lo scrittore insonne che sul palco sveglia ..e si sveglia. Lunga vita agli interpreti, tra l’altro adoro la Mannoia, Mia Martini..la Dea Mina. Ma ho sempre pensato che il cantautore avesse delle responsabilità in più.
Cosa ascolti nel tuo Ipod?
E nel mio ipod non mancano Ivano Fossati, Lucio Dalla, Carmen Consoli, Edoardo Bennato, Francesco De Gregori, Lucio Battisti, Samuele Bersani, anche Alex Britti a tratti mi prende (la sua “Milano” trovo sia un capolavoro),Mannarino una scoperta da amiche Universitarie, l’ultimo Jovanotti ha un gran perchè,
ovviamente il maestro Bertoli e se mi chiedi di guardare oltre la Penisola: il Boss, Damien Rice, Ani Di Franco, Tom Waits, Bob Dylan “a ruota”!
Da pugliese trapiantata a Roma come vedi la situazione musicale nella tua terra?
La Puglia è terra di artisti!  terra della musica, della poesia, della bellezza ..del mare. Insomma guai a chi ce la tocca! E’ una regione ricca culturalmente, ma che temo abbia un po’ paura ad ammetterlo. ‘Come la grande figa che si sente un po’ un cesso (rende l’idea?)’ E poi un po’a malincuore ti dico che noto si tende a valorizzar poco gli artisti del territorio, soprattutto se emergenti. I grandi tra l’altro ce li abbiamo tutti noi : Renzo Arbore, Caparezza, i Sud Sound System,  Negramaro, Lino Banfi, Albano, Dolcenera,  Modugno, Anna Oxa, Raf.
Dacci qualche anticipazione sul futuro!
In arrivo il disco: sofferto e carico di emozioni. “E’ tempo di cambiare”. Quest’estate in giro per i club e le piazze Italiane: il 12 Luglio nelle Marche, il 13 a Roma, il 17 a MIlano, ad Agosto ospiti all’Etruria Eco Festival. In Puglia???!
Giuseppe Arnesano

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