sabato 29 gennaio 2011

IL REGGAE MILITANTE DI ROCKMAN



Dal 22 al 29 Gennaio scorso si è svolta a Bari la II edizione del Bif&st, Bari International Film & Tv Festival presieduta quest’anno da Ettore Scola e diretta da Felice Laudadio. Nella sezione documentari è stato proiettato fuori concorso il docufilm “ROCKMAN”


“Questa è la storia di una lotta senza confini, di una generazione ribelle, di un sound che esplode e coinvolge, di una vibrazione che infuoca gli animi e scava profonda nei corridoi della psiche, nei meandri della mente”, si legge così nella scheda di presentazione del docufilm Rockman, presentato in anteprima pochi giorni fa al Bari International Film & Tv Festival. Il film è prodotto da Davide Barletti (Fluid produzioni) e Tommaso Manfredi (Ritmo radicale), finanziato da Apulia Film Commission e diretto da Mattia Epifani regista e sceneggiatore leccese. Attraverso le puntuali interviste ai protagonisti del reggae pugliese dei primi anni ‘90, avvalorate da un nostalgico archivio audiovisivo, il regista ricompone le numerose tessere di quel prezioso mosaico che ha la massima espressione nella leggendaria figura di Piero Longo, ossia Militant P fondatore del “mondo” Sud Sound System e tra i responsabili della nascita del reggae in Italia. In occasione dell’anteprima abbiamo intervistato il regista.


Come nasce l’idea del progetto?
L’idea di realizzare il film nasce da Tommaso Manfredi e dal suo libro: Dai Caraibi al Salento, sulle origini del reggae in Puglia. Io da regista e sceneggiatore, ho strutturato il film in fase di scrittura e al montaggio con Mattia Soranzo. Per me il film parla di uno degli ultimi capitoli di un’era di lotte, della fine di un certo entusiasmo e della  generazione che ha dato vita all’ultimo antagonismo politico utilizzando un linguaggio artistico. In questo caso la musica: il reggae e il rap, attraverso la figura di Militant P, assumono significati storicamente di maggiore spessore.

Perchè il “soggetto” è incentrato sulla figura di Militant P?
Perché la sua vicenda personale rappresenta il profilo di un’intera epoca, non solo per l’influenza musicale sulla sua generazione, ma perché la sua vicenda racconta il passaggio, tra la fine di una certa mentalità antagonista, che prima esisteva e attualmente è da bandire e quella d’oggi, livellata ideologicamente, monotona. La sua storia è quella di chi vive a cavallo tra due mondi opposti, sentendosi straniero in entrambi e, nonostante tutto, continua, a suo modo, a fare resistenza finendo per esserne in parte schiacciato. Non si può separare l’artista dall’uomo, né dalla sua storia, perché è in parte proprio la sua storia a renderlo prigioniero: la sua vicenda può rispecchiare quella di un’intera generazione, di un’epoca e di molti che anche oggi vivono un sentimento di frustrazione nei confronti della società e delle possibilità di libertà individuali e collettive al suo interno.

In origine i Sud Sound System propagandavano “cultura, amore e radicazione”, secondo te quanto rimane ancora oggi di quel messaggio ribelle e genuino? 
Sicuramente a modo loro perseguono ancora questo scopo; hanno saputo promuovere bene le loro idee e hanno avuto un ruolo importante di sensibilizzazione rispetto ad alcune tematiche, offrendo a molti qualcosa in cui credere. Non solo nel loro genere, ma in molte altre espressioni artistiche oggi si è perso l’entusiasmo, una certa freschezza creativa, istintiva. Ci sono poche idee buone e poco coraggio per esprimerle, si accontenta più il pubblico, diventando così complici di un sistema di omologazione e appiattimento culturale che dovrebbe essere nemico di ogni artista e di ogni sottocultura.

Nonostante le naturali evoluzioni politico/culturali, esiste attualmente una band pugliese o salentina che possa recuperare ed infiammare quell’ideologia dialettale di fine anni settanta?
Sicuramente si, anche se mi sembra che più che nella musica o nell’arte in generale, che è diventata per forza di cose molto individualista anche nei contenuti, oggi ci siano altre tendenze che portano avanti l’idea di lotta nel senso di movimento collettivo, queste si trovano nelle strade e in luoghi dove si esprime l’antagonismo e il dissenso con lo scontro fisico, ma questa è un’altra storia.

Secondo te la carismatica figura di Militant P. è stata forzatamente dimenticata?
No, non credo, semplicemente perché,come dice Treble, il pubblico non ha avuto l’opportunità di conoscere veramente ed a pieno Piero artisticamente, poiché è uscito fuori dalle scene prima che ciò accadesse e per motivi di forza maggiore, non assolutamente causati dalla volontà di nessuno.

Qualcuno ha potuto sfruttare i vantaggi di questa emarginazione?
No, ma in generale il suo impegno ha posto le basi perché si sviluppasse un interesse verso questo genere musicale in Puglia e non solo. Questo film dimostra come tanti suoi amici e artisti della sua generazione, riconoscano il suo ruolo di pioniere e lo rispettino per il suo contributo essenziale, anzi fondamentale”.

Giuseppe Arnesano

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ciao, volevo sapere dove e quando posso vedere il documentario se lo si puo chiamare cosi' essendo amico di militant p. ps: sono della prov. di lecce

Giuseppe ha detto...

Ciao, guarda so che il 3 Marzo fanno la prima al Cinema Elio di Calimera.