martedì 1 febbraio 2011

Nella terra delle Vore

Pubblicato sul il Paese Nuovo il 30 gennaio 2011


I luoghi del Salento/Barbarno del Capo

Anche questa domenica ci ritroviamo ad inseguire la storia, la cultura e la tradizione lungo le strade del “Salento meridionale” a pochi chilometri dalla fine della terra ferma. Barbarano del Capo, frazione di circa 952 abitanti, rientra nei confini amministrativi del Comune di Morciano di Leuca.
Questo piccolo centro è adagiato nella vallata di Serra Falitte e Serra Montesardo in vicinanza delle due profonde bocche carsiche conosciute localmente come Vora Grande e Vora Piccola.
Le origini del paese risalgono alla distruzione dell’antica città messapica di Veretum, avvenuta durante le feroci scorribande saracene del IX secolo d.C.; probabilmente il nome della frazione deriva dall’aggettivo “barbari” poiché, gli scampati abitanti dell’attuale comune di Patù (Veretum), rifugiatisi nel collinare entroterra e protetti da una fitta vegetazione, mantennero vivo il ricordo di quella sventurata distruzione nel toponimo di Barbarano.
Il forte vento, che s’insinua e velatamente riempie quei vuoti architettonici caratterizzati dalla copertura di una volta a crociera, sembra sussurrare la storia del bucolico e monumentale situm del Santuario di Santa Maria di Leuca del Belvedere, meglio noto come Leuca Piccola. Poco distante dal centro storico del paese, dominato dal cinquecentesco Castello e dall’alta e quadrata Torre dei Capece (ultimi feudatari del luogo), ammiriamo su Via dei pellegrini,ossia su quel mistico sentiero che conduceva e conduce al più conosciuto Santuario di Santa Maria di Finibus Terrae, il “sacro complesso del Belvedere”.  Il piazzale, dove sorge la Chiesa e le antistanti strutture che servivano per il ricovero dei pellegrini e degli animali, è intitolato a San Lazzaro; la solidale struttura architettonica,invece, venne edificata per volere di Don Annibale Capece nel corso del XVII secolo per venire incontro a quei “viandanti dalla conchiglia sul petto” che sostavano,pregavano e riposavano prima di riprendere,alle prime luci dell’alba, il liberatorio “cammino della perdonanza” tra le braccia della “Signora” di Leuca.
Il titulus della Chiesa deriva dal fatto che dalla sua terrazza, accessibile da una scaletta, si scorge il “belvedere” ed in particolare si delinea, lungo l’infinita linea d’orizzonte l’ultimo faro di Leuca; la Chiesa del Belvedere ad aula unica, preceduta da un pronao (nel tempio greco, spazio fra il colonnato e la parte antistante della cella templare) con tre arcate addossato alla facciata principale, presenta linee architettoniche rinascimentali; attorno alla sacra costruzione invece, si alzano i resti delle mangiatoie dei cavalli, del frantoio del vino e delle altre strutture di accoglienza, tutte scavate nella roccia come ipogei,pozzi e nicchie votive.
Sul fianco della chiesetta un grande arco a sesto acuto si affaccia sul terreno dove anticamente si svolgevano le fiere, qui possiamo notare i ruderi di una locanda dove era collocata una lastra sulla quale furono effigiate le 10 P significanti: “parole poco pensate portano pena perciò prima pensare poi parlare” , ossia rudimentali ma acuti spunti di saggezza popolare.


Giuseppe Arnesano

Nessun commento: