domenica 6 febbraio 2011

L'albero della Manna

Pubblicato sul Il Paese Nuovo il 6 febbraio 2011


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I luoghi del Salento/Supersano

Cripta del Santuario
“Febbraio è un mese di languori, il cuore del mondo è greve, ignaro ancora dell'inquieto aprile e del vigoroso maggio”. Con i versi del letterato francese William Somerset Maugham inauguriamo la prima domenica del mese; dopo aver percorso la S.S. Maglie-Leuca nel cuore delle Serre, luogo dove un tempo prosperava il Bosco Belvedere a metà strada tra i due mari, approdiamo nel territorio del Comune di Supersano. Ipoteticamente il toponimo del comune deriverebbe da sanu(m) riferibile alla “genuinità” del clima visto che, su quegli atavici ed incontaminati terreni si adagiava il verdeggiante e leggendario Bosco Belvedere allo stesso tempo luogo impervio e poco vivibile.
Lentamente la storia ci restituisce indizi e tracce utili a ricomporre quell’esteso mosaico che raffigura l’evoluzione della nostra civiltà, ed è solo grazie al prezioso intervento della “Ricerca” se siamo in grado di osservare e comprendere il tale passato. I primi ritrovamenti, alcuni dei quali ancora più primordiali delle epoche prese in considerazione, sono riferibili ad una presenza umana riguardante l’Età Arcaica (VI-V secolo a.C.); in altri casi, sempre dopo i dovuti interventi dell’Università di Lecce, veniamo a conoscenza di due siti, uno riferito al Neolitico mentre il secondo è collocato in uno stanziamento Ellenistico datato tra il IV ed il III secolo a. C.
Al tempo dei bizantini in Salento, probabilmente la vita di quelle “rudimentali” civiltà fu attiva nei pressi della palude di Sombrino situata all’estremità del Bosco Belvedere; nella zona industriale di Supersano conosciuta come “Scorpo”, sono state ritrovate delle testimonianze di un insediamento umano di età alto medioevale, vale a dire delle capanne (Grubenhauser) simili ad altri esempi recuperati nell’Europa del Nord. Sul luogo del ritrovamento, ovvero nella “sabbia di Cutrofiano”, sono stati rinvenuti utensili ed oggetti vari che fanno pensare alla potenziale coltivazione e lavorazione del lino presso gli accampamenti della primordiale Supersano.
Tuttavia, il primo feudo maggiormente documentato è quello del 1195 facente parte del principato di Taranto, allorquando l’imperatore Federico I di Svevia lo concesse al primogenito Enrico VI.
Attualmente in Piazza IV Novembre risiedono, nel massiccio Castello feudale architettonicamente consono agli “stilemi” medioevali dei normanni in Salento, gli uffici del Comune di Supersano; del nucleo originario rimane il Mastio, caratterizzato dalla torre centrale inglobata nelle strutture difensive di epoca successiva. Allo stesso periodo è riferibile la “Motta di Specchia Torricella”, circolare altura artificiale caratterizzata da resti di una torre di avvistamento che si ergeva sulla sommità di essa; dalla difensiva torre di legno,si poteva scorgere gran parte del territorio circostante. Percorrendo la zona della Rimembranza di Supersano, lungo quella via definita a suo tempo “misteriosa”, giungiamo ai piedi della scala che ci conduce al settecentesco Santuario della Madonna di Coelimanna.
Il contesto nel quale si è sviluppata la presenza del Santuario, arricchito dall’affascinante cripta e dalle due decorazioni parietali di matrice bizantina la prima datata al XIII secolo e la seconda più tarda, riguarda l’attività delle comunità di monaci basiliani, particolarmente fervidi tra il IX ed il XIV secolo alle pendici della boscosa Serra.
L’origine più accreditata del nome Coelimanna riguarda la presenza dell’Albero della Manna (Fraxinus orus, pianta della famiglia delle Oleaceae, nota come Orniello od Orno) nell’agro di Supersano; probabilmente dall’albero succitato, le prime comunità monastiche riuscirono ad estrarre la Manna (sostanza chiamata zucchero di manna che sgorga dalle incisioni della corteccia) conosciuta per le sue proprietà officinali e medicinali. Prima di concludere, non possiamo non citare il mito secondo il quale, uno sconosciuto principe romano affetto da un morbo inguaribile, venne miracolato dalla presenza della Vergine svelatasi con il titulus di Coelimanna; cosi il “miracolato”  innalzò in quel luogo un monumento perenne. Altre leggende narrano che, proprio sul bivio Supersano-Casarano, durante il trotto, il cavallo del “miracolato principe romano”, decise di fermarsi e prostrarsi sulle zampe anteriori come segno di devozione e ringraziamento.


Giuseppe Arnesano

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