domenica 13 febbraio 2011

In fondo alla Storia

Pubblicato sul il Paese Nuovo il 13 febbraio 2011

Luoghi del Salento/Oria

Questa domenica varchiamo i confini territoriali ed amministrativi di quella provincia rappresentata dal delfino che stringe tra i denti la mezza luna turca, per inseguire il cervo simbolo della seconda provincia meno estesa della Regione ossia Brindisi. Lungo il collinare sentiero nell’entroterra del Salento settentrionale, non molto lontano dalla romana via Appia, si eleva circoscritta a Nord dalle Murge ed a Sud dal Mare Ionio, un’altura sulla quale svetta il centro della Città di Oria architettonicamente ritratto dal poderoso castello svevo.
Anche nel caso di Oria, le origini sulla fondazione della città si dissolvono tra le oscure profondità della storia sino ad assurgere a leggenda; si racconta che Erodoto di Alicarnasso, uno dei primi storici del mondo antico se non il primo grande storico greco, ritenuto da Cicerone il “padre della storia”, e Strabone geografo greco, abbiano commentato le sventurate vicende naufraghe di un gruppo di cretesi provenienti da Minos, i quali approdati fortunatamente sulle coste joniche nel 1200 a.C. decisero di fondare, sulla sommità di quella collina che dominava la vallata, l’arcaica Hyrìa. Nonostante il naturale corso della storia, che ha visto su questo territorio le consequenziali testimonianze di civiltà come messapi, romani, bizantini e longobardi, riportiamo all’attenzione il “cavalleresco” periodo Normanno datato intorno al IX secolo d.C.
Il territorio venne conquistato nel 1062 dalla famiglia Altavilla; mentre durante la dominazione dello Stupor mundi (Imperatore Federico II di Svevia) si deve, oltre alle numerose ristrutturazioni del vecchio borgo fortificato nell’alto medioevo, la costruzione del Castello Svevo collocato sulla zona più alta di Oria a circa 170 metri sul livello dal mare. Il castello venne realizzato su ordine dell’Imperatore tra il 1225 ed il 1233, per ampliare quella robusta cortina architettonica che caratterizzava la fortificazione dell’intero territorio pugliese; dai bozzetti vergati dallo studioso Cosimo de Giorgi (1842-1922) il quale visitò il maniero nel giugno del 1880, apprendiamo che : “il fortilizio svevo ha una forma di un triangolo isoscele, con il vertice orientato a nord e la base a sud, da cui si domina la campagna di quest’angolo di Terra d’Otranto, i vertici meridionali culminano in due alte torri di forma cilindrica (la Torre del Salto e la Torre del Cavaliere), mentre nel vertice a nord sorge un grande sorge un grande torrione quadrangolare, chiamato Torre dello Sperone. Il muro meridionale del castello è ciò che resta dell’antica cattedrale che, intorno al Mille,aveva preso, in parte,il posto degli antichi edifici messapici”. La Città è divisa in quattro rioni, la parte più alta ossia quella in cui risiede il Castello è dedicata alla potente struttura militare ed è caratterizzata iconograficamente da una torre rossa sormontata da una corona su fondo azzurro; il secondo rione richiama la colonia di Ebrei presenti sul territorio, questo si distingue per lo stemma raffigurante un candelabro a sette bracci; il terzo rione è situato sulla “lama” ossia la pianura dove sfociavano le acque del castello, nel gonfalone è visibile un albero di arancio ed un pozzo; entrambi i simboli rimandano alla volontà di San Francesco d’Assisi di lasciare delle tracce del suo cammino in terra oritana. L’ultimo rione deriva dalla presenza del Colle di San Basilio, mentre lo stemma è costituito da una croce greca con stelle agli angoli.
Il Castello, conosciuto come “Gigantesco gioiello di pietra”, si fronteggia a lunga distanza con gli altri Castelli nel Brindisino e con il più noto ed ottagonale Castel del Monte; il mastio di Oria viene completato successivamente dalle torri cilindriche di epoca angioina; nei pressi della succitata Torre del Salto si colloca l’arcaica cripta dei Santi Crisante e Daria patroni originari della città.
Come ogni buon castello che si rispetti, intorno alle poderose mura si intravede una sottile velatura nebbiosa, la quale richiama alla mente la “leggenda di Oria fuomsa”; da queste parti si narra del gesto di una fanciulla che si suicido trafiggendosi il cuore o gettandosi dalla torre del castello per sfuggire ai desideri focosi di un castellano. Un’altra versione più macabra racconta della disperazione di una madre che, dovendo sacrificare la propria figlia su suggerimento dell’oracolo per evitare che le mura del castello crollassero, imprecò contro la città : “Possa tu fumare Oria, come fuma il mio cuore esasperato”. Oltrepassando una delle tre porte che racchiudono il borgo ossia Porta Lecce, costruita intorno al 1727, facciamo ritorno verso casa.

Giuseppe Arnesano


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