lunedì 24 gennaio 2011

Le porte del tempo

Pubblicato sul Il Paese Nuovo il 23 genneio 2011


I luoghi del Salento/ Ugento

Questa domenica, dalla finestra di una “camera a Sud” che s’affaccia nel centro della caratteristica piazza S. Vincenzo, dominata dal prospetto neoclassico della settecentesca Cattedrale, cerchiamo di svelare gli affascinanti scorci urbani di un paesino situato nel profondo territorio meridionale della Provincia. A pochi chilometri dalla costa ionica e prominente su quell’estensione territoriale che comprende le frazioni di Gemini, Torre San Giovanni e le marine di Torre mozza e Lido Marini girovaghiamo nell’ondulato e didattico percorso storico-culturale del Comune di Ugento.Ignota è la provenienza dell’Ercole barbuto effigiato a simbolo della città nel gonfalone comunale e per questo motivo, le ipotesi degli storici locali sull’origine dell’antica fondazione sono incerte e da sempre contrastanti. Pesanti e monolitiche sono invece, le tracce che servono a collocare nel tempo l’evoluzione storica di Ugento;  ed in tal modo veniamo a conoscenza che, nei pressi di un sentiero immerso tra gli ordinati vigneti nelle vicinanze della strada per Taurisano, riposa la consistente e ben squadrata cinta muraria messapica costruita probabilmente intorno alla metà del IV secolo a.C. su circa 145 ettari. Sopravvissuta alle ostilità tra romani e cartaginesi nell’82 a.C., la città di Ugento fu elevata a Municipio Romano e da quel periodo in poi crebbero, lungo il limes territoriale, piccoli “agglomerati urbani” come Paternò, Geminiano (Gemini), Varano e Pompignano. Le drammatiche invasioni barbariche, iniziate nel corso della prima decade del IV secolo d.C. lasciarono  il posto ad un periodo più florido, vissuto durante la dominazione normanna dell’anno domine 1020; a testimonianza di ciò, ritorna ad Ugento il culto latino manifesto con la re-insediata sede Vescovile e successivamente, nel 1642 per volontà del conte Vaaz De Andrada si assiste alla ricostruzione del nuovo Castello cittadino impostato su linee architettonicamente tozze ed austere. Nel cuore del centro storico e tra la vivace periferia del paese si articolano, come suddetto, una serie di snodi storico-culturali importanti per ripercorrere e comprendere, quasi cronologicamente, quella lenta e variegata evoluzione storiografica del territorio. Tra le numerose porte del tempo, che ci riportano a diretto contatto con la storia, menzioniamo la tomba di Via Salentina, il quartiere artigianale romano e medioevale, le Necropoli,  la Cripta del Crocefisso, quella della Chiesa della Madonna di Costantinopoli, la Colombaia, il Tratto delle mura messapiche, le Domus urbane, il Castello ed i Musei di archeologia e paleontologia.In questo scritto raccontiamo che, nei pressi del romano asse viario Traiano-Sallentino (sentiero medioevale preferito dai pellegrini diretti al santuario di Leuca) dove sorge la Cripta del Crocefisso, è situata la piccola chiesa dedicata a S. Maria di Costantinopoli datata agli inizi del XVII. Attualmente la chiesetta, strutturalmente inglobata nella Masseria Crocefissi (XVIII secolo), presenta una pianta rettangolare a navata unica e coperta da una volta a botte. Nel suggestivo ambiente interno, completamente affrescato ed affollato dalle chiassose e numerose figure di Santi, si ode dal fondo centrale della parete, un sibilo di compostezza proveniente dalle labbra della Vergine di Costantinopoli seduta pesantemente in trono (1619); d’un colpo, quel sottile suono autoritario ammutolisce le divine voci. Il resto del programma pittorico, collocato al di sotto della Vergine, raffigura l’incendio di un edificio che, per intercessione della succitata titolare venne miracolosamente salvato. Prima di concludere ricordiamo che, i locali della vecchia Masseria Crocefissi, custodiscono un realistico calco di un giovane scheletro rinvenuto durante alcuni lavori. Lo scheletro di circa 23 secoli addietro, venne ritrovato sotto un cumulo di pietre rivolto a faccia in giù con il cranio fracassato e con numerose fratture multiple agli arti superiori ed inferiori;il macabro rinvenimento incuriosisce poiché quello sfortunato cadavere venne gettato senza alcun corredo funebre in un posto lontano dai consueti luoghi di sepoltura. 
Giuseppe Arnesano 

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