sabato 8 gennaio 2011

La bella "mendolina"

Pubblicato sul Il Paese Nuovo il 9 Gennaio 2011

Il tanto desiderato nuovo anno è arrivato; finalmente da questa domenica lo stress da eccesso vacanziero diminuisce gradualmente ed oltre ad alleggerire il carico di lavoro supportato dal nostro stato psico-fisico, cerchiamo il modo di allontanarci dalla frenetica quotidianità scivolando tra le località più seducenti del nostro territorio. Questo primo appuntamento dell’anno prende avvio da uno dei “borghi più belli d’Italia” ossia Specchia.

Veduta di Piazza del Popolo a Specchia
Il borgo di Specchia è immerso in una selva di ulivi racchiusi in una sconfinata cornice di muretti a secco alle pendici di quei rilievi denominati Serra Magnone e Serra Cianci; fin dal periodo normanno e successivamente in quello feudale, il piccolo borgo ha vantato una posizione geografica strategicamente ottimale, grazie sia alla sua lontananza dal mare che alla sopraelevata ubicazione collinare.
Entrando in paese notiamo che lo stemma civico, scolpito nella morbida pietra calcarea che funge da chiave di volta nel portale del Castello cittadino ubicato in piazza del popolo, rappresenta un mandorlo crescente su di un cumulo di pietre; ma se mettiamo temporaneamente da parte la “resistente immagine iconografica”, ci accorgiamo che l’intricato sottobosco delle congetture sul significato del nome è veramente impervio. Quasi unanime sono le osservazioni degli storici locali nel ritenere che, le “specole o specchie sono cumuli pietrosi di forma conica che servivano come primitivi avamposti difensivi d’avvistamento oppure come sepolcri di antichi eroi morti in battaglia”.
Altri studiosi dibattono quest’ultima ipotesi, poiché durante la rimozione di alcune di esse (Specchia di Santa Teresa e di Alpignano) non si sia trovata corrispondenza alcuna; altri ancora fanno risalire la costruzione delle specchie all’età del bronzo ed a quella neolitica; durante il Medioevo invece, il borgo è identificato nel nome latino di Specla de Amygdalis, modificato poi in Specchia Mendolina poiché nella zona vi erano numerosi alberi di mandorlo; questi sono legati alla mitica figura della matrona romana Lucrezia Amendolara la quale, secondo la tradizione, edificò ed ampliò il primo nucleo dell’antico casale; mentre in alcuni documenti settecenteschi, Specchia viene identificata come “Specla Presbiterorum”.
Lo storico Antonio Penna racconta il piacevole centro cittadino attraverso: “i semplici e composti portali catalani o barocchi, le cornici di pietra leccese, le iscrizioni in italiano o latino, i beccatelli dei balconi proiettati sulle strade, le logge panciute in ferro battuto, gli archetti pensili, che ancora adornano le facciate di case un tempo signorili, i fregi, le statue, le colonne, le edicole votive con immagini sacre sbiadite dal tempo”; ma allo stesso tempo, il borgo presenta sia un carattere sacro, evidenziato dalla presenza delle numerose chiese mariane, dalle cappelle dedicate a san Nicola patrono del paese e dalla moderata edificazione di quelle di rito greco; che da un carattere moderno ed all’avanguardia nel campo del turismo, messo in risalto dal confortevole Albergo Diffuso dislocato tra le deliziose ed incantate case a corte del centro storico. Nel cuore del circolare perimetro del borgo antico, fa bella mostra di sè il cinquecentesco Castello Protonobilissimo Risolo connotato da un imponente portale bugnato, invece situata in una posizione opposta al Castello si trova la seicentesca Chiesa Matrice ed affiancata ad essa, spicca il “contemporaneo” campanile edificato nel 1945 in sostituzione della cinquecentesca torre campanaria.
Chiesa di Sant'Eufemia
Prima di concludere questa domenica in gita, percorriamo circa un chilometro allontanandoci dal centro storico ed in direzione dell’antico casale Grassi ammiriamo un altro piccolo tesoro architettonico dell’arte bizantina in Salento. La Chiesa di Sant’Eufemia, dopo oltre due secoli di abbandono, affascina ed incanta dopo i dovuti restauri terminati nel 1981. Il sacro edificio, edificato secondo i canoni della tradizione bizantina, è orientato ad est ossia in direzione del sorgere del sole (simbolo cristologico), in onore di quelle tradizioni giudaiche osservanti la preghiera con il viso rivolto ad Oriente.
Dopo la legittimazione per il culto delle immagini sacre, approvata durante il Sinodo Romano di papa Gregorio III e la successiva vittoria dell’esercito del francese Carlo il Calvo contro i Mori presso l’antica Veretum (Patù); tra l’875 e l’877 è datata la probabile costruzione della chiesa di Sant’Eufemia che, contrariamente alle numerose cripte bizantine edificate nel sottosuolo per evitare le persecuzione iconoclaste, domina incontrastata l’aperta campagna.

Giuseppe Arnesano
Giuseppe Arnesano

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