domenica 19 settembre 2010

A guardia...

Pubblicato sul il Paese Nuovo il 19 settembre 2010


Leverano la torre federiciana: In anticipo di qualche settimana sull’annuale ricorrenza che celebra il “carminio nettare” del vitigno nostrano, questa domenica ritorniamo nel fortificato ager delle Terre d’Arneo e precisamente nella popolosa cittadina di Leverano. Liberano è di origine greca, ma nel profondo di alcune grotte sono stati ritrovati reperti litici risalenti al neolitico, mentre secondo altre fonti locali, dopo l’azione distruttiva del 538 d.C. voluta da Totila, re degli Ostrogoti e successivamente re d’Italia, gli scampati abitanti degli antichi casolari di Sant’Angelo e Torricella fondarono nel 540 d.C. il primo nucleo cittadino; per quanto riguarda l’evoluzione del toponimo,invece,conosciamo sia il termine primordiale Liberanium che quello successivo vale a dire Liveranum che semanticamente significa zona umida. Anche in questo caso la radice etimologica del piccolo centro è affiancata al nome romano di Liberius, mentre nelle Rationes Decimarum,fonti medioevali datate al 1324, si cita tra gli altri il nome Livorianum. Durante il IX secolo, la località fu conquistata e saccheggiata dai Saraceni, ma venne ricostruita e potenziata sotto la dinastia dei Normanni, grazie alla geniale ed eclettica personalità di colui che venne soprannominato lo Stupor mundi ossia l’imperatore del Sacro Romano Impero Federico II di Svevia. Il borgo cittadino assurse notevole importanza soprattutto nel 1220 quando il fanciullo di Puglia eresse a difesa del rinnovato centro abitato un’alta torre quadrangolare a difesa delle numerose incursioni piratesche provenienti dalla zona costiera di Porto Cesareo. Stando alle fonti dello storico leveranese Geronimo Marciano (1571-1628), la torre risulta essere la più alta di tutta la Provincia e con i suoi 28 metri costituiva, con i fortilizi di Oria, Mesagne e la piccola frazione di Uggiano Montefusco (a pochi chilometri da Manduria), il poderoso blocco difensivo di Terra d’Otranto.
Inizialmente la solida costruzione edificata all’interno delle mura cittadine, in quella che oggi è la caratteristica Piazza Roma, era circondata e protetta da un fossato munito di un ponte levatoio attualmente scomparso; la torre a base quadrata si eleva su di una forma “parallelepipeda”, dove i prospetti si orientano in direzione dei quattro punti cardinali e sono interamente merlati. Per osservare il “ventre tufaceo” della torre occorre raggiungere il lato d’ingresso opposto alla Piazza, dove al suo interno la era suddivisa da solai lignei non più presenti, mentre ben si conserva la sobria copertura ogivale, caratterizzata da costoloni bicromi alternati bianchi e scuri. Da fiero e resistente avancorpo, difensore della popolazione in svariate occasioni, il “normanno torrione” non è riuscito a tutelare se stesso dall’incuria dei numerosi feudatari e dall’implacabile logorio del tempo a tal punto da essere ridotto in un magazzino ed in una torre colombaia. Solo dopo la metà dell’ottocento il “complesso difensivo” venne rivalutato e valorizzato da esimi studiosi come Cosimo De Giorgi ed Ennio De Simone, in merito ai quali fu riconosciuto monumento nazionale nel 1870.
Sarebbe auspicabile che sull’intuito storico-letterario dei suddetti eruditi, i contemporanei studiosi, sostenuti dalle amministrazioni locali, promuovessero un diffuso impegno nella cura di quei polverosi e molteplici monumenti drammaticamente trascurati. Attualmente la torre federiciana si presenta in condizioni conservative discrete, ma poco propensa ad iniziative di carattere turistico culturali.
Giuseppe Arnesano

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