lunedì 16 dicembre 2013

La forza della tradizione

Morandi, Carrà, Boccioni, Severini, Sironi, Capogrossi e tanti altri sono solo alcuni dei nomi che ruotano attorno alla figura del grande “padre dell’arte moderna”. Dal 5 ottobre scorso e fino al prossimo 2 febbraio 2014 le sale del Complesso del Vittoriano di Roma ospitano l’esposizione dedicata a “Cézanne e gli artisti italiani del ‘900”. La mostra, curata da Maria Teresa Benedetti con l’apporto di Denis Coutagne, Rudy Chiappini e Claudio Strinati del comitato scientifico, si compone di quattro sezioni tematiche ed iconografiche. Le sezioni sono precedute da un primo percorso documentaristico, dal quale emergono una serie di quaderni, saggi critici e letterali, riviste d’epoca che testimoniano la diffusione delle opere di Cézanne in Italia ed il vivace dibattito culturale di quegli anni.
La prima fase del percorso espositivo presenta un’attenzione particolare all’attività critica di Ardengo Soffici, che per primo ha promosso la pittura del maestro di Aix- en- Provence nel nostro Paese ed è proprio in un articolo del 1908, pubblicato sulla rivista senese “Vita d’Arte”, che Soffici definisce Cézanne “pazzo e primitivo…al modo scontroso dei mistici cristiani di Jacopone da Todi e Giotto”, enfatizzando in questo modo il rapporto fra modernità e tradizione che ha contraddistinto il linguaggio pittorico di Cézanne.
Secondo le parole della curatrice: “l’esposizione propone un’interessante ricostruzione della produzione dell’artista francese in relazione a quella dei nostri connazionali, mostrando e analizzando le ragioni del suo estro, gli interessi e le tematiche a lui più care, secondo un organico percorso volto a tracciare le linee principali del tessuto creativo della nostra storia culturale; in Italia Cézanne è avvertito da un lato come un innovatore, padre del cubismo e dall’arte pura, dall’altro come un classico, vicino ai grandi esempi della nostra tradizione”.
Negli ottanta capolavori realizzati dagli artisti italiani ed esposti in mostra, possiamo leggere, attraverso una mirabile selezione di paesaggi, nature morte, nudi e ritratti, le personalissime evoluzioni artistiche, le esperienze e gli stati d’animo di quei numerosi personaggi che si lasciarono sedurre dall’inconfondibile segno di Cézanne. Un vero e proprio dialogo si evolve dai sospesi e silenziosi paesaggi di Carrà alle immobili e quasi astratte Bagnanti di schiena di Pirandello, opera del 1955, fino ad uno dei più celebri gruppi eseguiti da Cézanne ossia Le Bagnanti del 1892 dove nelle ridotte dimensioni dei nudi ritratti, si percepisce pienamente quella graduale sintesi espressiva e vivacità cromatica; a questo piccolo olio su tela, proveniente dal Musée d’Orsay di Parigi, si contrappone Concerto, opera pittorica realizzata da Felice Casorati nel 1924, dove le più classiche e statiche figure femminili alimentano il senso dell’evolutivo linguaggio pittorico e l’importanza del dirompente influsso cézaniano. Tra le tante tele presenti nella sezione dei ritratti, posizionata al piano superiore delle sale espositive, troviamo il grande olio su tela del 1916 di Boccioni, intitolato Ritratto del Maestro Busoni, che incanta per quella forza che emerge dall’elegante posa e dalla suggestiva e cinetica tavolozza cromatica.
Forse le ventidue opere di Cézanne non saranno conosciute agli occhi del grande pubblico, ma senza dubbio la mostra “Cézanne e gli artisti italiani del 900” suggerisce, a quanti hanno poco conosciuto la cultura figurativa degli artisti italiani in quegli anni in parte oscurata dal “mito” spesso romanzato degli artisti parigini, nuove prospettive e sentimenti, colori e forme di un Italia pittorica che ha vissuto e si è evoluta egregiamente nel segno della tradizione e della modernità.

Giuseppe Arnesano



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