Morandi, Carrà, Boccioni, Severini,
Sironi, Capogrossi e tanti altri sono solo alcuni dei nomi che ruotano attorno
alla figura del grande “padre dell’arte moderna”. Dal 5 ottobre scorso e fino
al prossimo 2 febbraio 2014 le sale del Complesso del Vittoriano di Roma ospitano
l’esposizione dedicata a “Cézanne e gli
artisti italiani del ‘900”. La mostra, curata da Maria Teresa Benedetti con
l’apporto di Denis Coutagne, Rudy Chiappini e Claudio Strinati del comitato
scientifico, si compone di quattro sezioni tematiche ed iconografiche. Le
sezioni sono precedute da un primo percorso documentaristico, dal quale emergono
una serie di quaderni, saggi critici e letterali, riviste d’epoca che testimoniano
la diffusione delle opere di Cézanne in Italia ed il vivace dibattito culturale
di quegli anni.
La prima fase del percorso espositivo presenta
un’attenzione particolare all’attività critica di Ardengo Soffici, che per
primo ha promosso la pittura del maestro di Aix- en- Provence nel nostro Paese ed
è proprio in un articolo del 1908, pubblicato sulla rivista senese “Vita
d’Arte”, che Soffici definisce Cézanne “pazzo e primitivo…al modo scontroso dei
mistici cristiani di Jacopone da Todi e Giotto”,
enfatizzando in questo modo il rapporto fra modernità e tradizione che ha contraddistinto
il linguaggio pittorico di Cézanne.
Secondo le parole della curatrice: “l’esposizione propone un’interessante ricostruzione
della produzione dell’artista francese in relazione a quella dei nostri
connazionali, mostrando e analizzando le ragioni del suo estro, gli interessi e
le tematiche a lui più care, secondo un organico percorso volto a tracciare le
linee principali del tessuto creativo della nostra storia culturale; in Italia
Cézanne è avvertito da un lato come un innovatore, padre del cubismo e dall’arte
pura, dall’altro come un classico, vicino ai grandi esempi della nostra
tradizione”.
Negli ottanta capolavori realizzati dagli
artisti italiani ed esposti in mostra, possiamo leggere, attraverso una
mirabile selezione di paesaggi, nature morte, nudi e ritratti, le
personalissime evoluzioni artistiche, le esperienze e gli stati d’animo di quei
numerosi personaggi che si lasciarono sedurre dall’inconfondibile segno di
Cézanne. Un vero e proprio dialogo si evolve dai sospesi e silenziosi paesaggi
di Carrà alle immobili e quasi astratte Bagnanti
di schiena di Pirandello, opera del 1955, fino ad uno dei più celebri gruppi
eseguiti da Cézanne ossia Le Bagnanti del 1892 dove nelle ridotte
dimensioni dei nudi ritratti, si percepisce pienamente quella graduale sintesi espressiva
e vivacità cromatica; a questo piccolo olio su tela, proveniente dal Musée
d’Orsay di Parigi, si contrappone Concerto,
opera pittorica realizzata da Felice Casorati nel 1924, dove le più
classiche e statiche figure femminili alimentano il senso dell’evolutivo
linguaggio pittorico e l’importanza del dirompente influsso cézaniano. Tra le
tante tele presenti nella sezione dei ritratti, posizionata al piano superiore
delle sale espositive, troviamo il grande olio su tela del 1916 di Boccioni, intitolato
Ritratto del Maestro Busoni, che incanta per quella forza che emerge
dall’elegante posa e dalla suggestiva e cinetica tavolozza cromatica.
Forse le ventidue opere di Cézanne non
saranno conosciute agli occhi del grande pubblico, ma senza dubbio la mostra
“Cézanne e gli artisti italiani del 900” suggerisce, a quanti hanno poco
conosciuto la cultura figurativa degli artisti italiani in quegli anni in parte
oscurata dal “mito” spesso romanzato degli artisti parigini, nuove prospettive
e sentimenti, colori e forme di un Italia pittorica che ha vissuto e si è
evoluta egregiamente nel segno della tradizione e della modernità.
Giuseppe Arnesano
Giuseppe Arnesano
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