martedì 27 luglio 2010

"Mondi"

Pubblicato sul Quotidiano il Paese Nuovo 7 Maggio 2010

Lecce: “Omaggio a Priore” un viaggio nei Mondi di Luigi Priore

Inaugurata lo scorso 28 Aprile e fino al prossimo 7 Maggio 2010, le sale dell’antico seminario di piazza Duomo a Lecce ospitano la mostra antologica del maestro piemontese Luigi Priore dal titolo “Omaggio a Priore”. L’evento è organizzato dall’associazione culturale Le Ali di Pandora con il patrocinio della Provincia di Lecce e del Comune di Lecce e dalla galleria d’arte contemporanea Il Grifone. L’esposizione curata da Ambra Biscusoripercorre quarant’anni di attività artistica del Maestro, vissuti nel pieno periodo della Dolce Vita romana e approdati fino ai nostri giorni attraverso quelle che furono e che sono le problematiche sociali e animistiche”. Piemontese di nascita ha vissuto molti anni a Roma e qui ha inizio la sua formazione artistica accanto a grandi nomi che già tra gli anni ’50 e ’60, periodo fiorente per l’arte contemporanea italiana, avevano trovato nella Capitale l’humus adatto al loro genio artistico. All’inizio degli anni ’70 è un artista conosciuto invitato nei salotti romani e le sue mostre, organizzate spesso in luoghi alternativi, rappresentano un momento di vivace confronto con il mondo culturale dell’epoca. In quegli anni l’attenzione di Priore inizia ad orientarsi verso spazi espositivi alternativi desiderando l’interazione tra arte, pensiero ed anche convivialità senza ridurre il tutto a mero commercio. Negli anni Luigi Priore ha vissuto una vita da viaggiatore girando in lungo e in largo i quattro Continenti guardando ogni sasso, ogni fiore con gli occhi meravigliati di un bambino, ancora oggi ha il piacere, il gusto e l’incantamento del viaggio. Di recente si è trasferito a Gorizia, dove attualmente vive e lavora.

Proviamo a conoscere meglio il Maestro Priore ponendogli alcune domande:

Come nasce il suo linguaggio artistico?

Nasce negli anni della giovinezza attraverso una serie di esperienze che mi hanno portato a vivere a pieno quel desiderio di libertà e di scoperta itinerante della natura. Dopo aver assorbito intimamente queste esperienze che, nascono ancor prima di elaborare un quadro sia sottoforma di versi che attraverso il medium pittorico, cerco di rappresentarle in paesaggi immaginari, per far si che possano essere condivise in maniera esistenziale da tutti.

Cosa le è rimasto di quel singolare crogiuolo culturale che è stato la Scuola di Piazza del Popolo a Roma?

Ho avuto la fortuna di essere a Roma negli anni sessanta e settanta,in un periodo in cui la capitale era il non plus ultra dell’arte contemporanea. Frequentando i grandi artisti dell’epoca, mi è rimasto probabilmente, quel qualcosa che perduri nel tempo, ad esempio il desiderio d’immortalità conscio o inconscio che sia, e che ognuno di noi vorrebbe nelle proprie opere. Ricordo con piacere gli aperitivi al Caffè Rosati con De Chirico, le giocate a poker con Paola Borboni e Mario Scaccia, le feste con Villaggio nella villa di Tognazzi e poi le serate all’insegna del kich con la pittrice Novella Parigini.

In che modo si è evoluta la sua figurazione?

In un mattino romano del ’70 il mio linguaggio subisce una virata, divenendo un palinsesto di rocce, acqua, ghiaccio, con una sintesi di costruzione di linee e di masse al limite dell'astrazione metafisica con atmosfere post-romantiache. Tutto ebbe inizio con un sogno e da lì iniziai a dipingere le Città Spore e, successivamente i Mondi di pietra, Mondi di Ferro e da quel momento è avvenuta una mutazione completa fino ad arrivare ai tempi d’oggi.

Nelle sue ultime tematiche ripropone “la ricerca dell’eden”, crede che riuscirà a raggiungerlo per poi raffigurarlo?

Questa è una domanda alla quale non posso rispondere, penso che sulla Terra esista una moltitudine di Eden frammentari. A volte riusciamo a trovarli, anche solo per un secondo, un attimo o per qualche giorno, ma spesso sono effimeri come le nostre vite. Beh chissà forse un domani qualcuno mi dirà che esiste un Eden con immensi prati in fiore. L’importante è che ci sia un Eden per me e per gli altri uomini di buona volontà.

Ha timore dell’infinito figurativo?

No affatto! penso che il mio essere sta a cavallo del tempo. Spesso ricevo opinioni differenti sui miei quadri dato che, qualcuno parla di angoscia perché all’interno di queste figurazioni, non vi è la minima presenza dell’essere umano, anche se ci sono i manufatti che raccontano le loro gesta. Altri invece pensano che essi trasmettano la serenità e quel desiderio di un qualcosa di pulito, un qualcosa da ricostruire per rinascere. Qualcun altro, ed è il caso di questa antologica, mi ha riferito che queste tele esprimono un Tempo non definito, all’interno del quale si vive nell’incertezza di un Tempo che è già avvenuto oppure che dovrà ancora avvenire. Trovandomi in questa situazione di operare non ho affatto paura, anzi magari ci fossero delle risposte, ma a noi mortali non è permesso saperlo.

Per la critica lei è un arista metafisico, surreale e a volte romantico. A quale “movimento” novecentesco si sente particolarmente legato?

Mi ritrovo molto in una definizione; un critico ha parlato di me come il “Traslatore dell’Inconscio” e in fin dei conti lo sono sempre stato, perché i miei sono paesaggi che escono dall’interno, sottoposti ad interpretazioni personali, ma anche allo stesso tempo, a sentori che arrivano dall’esterno,non rappresentano mai un paesaggio fine a se stesso. Sono semplicemente sensazioni interiori che vengono espresse da desideri. La mia pittura nasce da quella degli Impressionisti, ma ammiro anche Magritte e Dalì e amo la confraternita dei Preraffaelliti, ma se devo dirla tutta, non mi avvicino ad una corrente particolare anche se il segno può essere quello metafisico o del surreale. Il mio messaggio figurativo va oltre, vi è un altro passaggio, quello della sensazione interiore che se affiancata a quella dell’immagine stessa, giova un fattore di distanza in quest’ambito.

Dopo l’esperienza da direttore artistico della Galleria Comunale di Otranto, con quali occhi ritrova il Salento?

Sono stato direttore per tre anni ed in questo periodo ho avuto il piacere di incontrare veramente dei bravi artisti nel territorio; l’unica pecca era che per la maggior parte di questi artisti, vuoi per costituzione e vuoi per vocazione non insegnano qualcosa al pubblico e non si adeguano alla richiesta loro richiesta. Prevale quella parte di artigiano che è presente in tutti noi e che non combatte come è accaduto negli anni settata al sottoscritto, per professare ciò che volevo esprimere. Ad Otranto ci sono dei buoi artigiani pur essendo dentro dei validi artisti ed è veramente un peccato che non esprimano al massimo il loro fare artistico. A Lecce ho rivisto una città rinata dopo un periodo grigio e amorfo. La Città invece sta diventando più selettiva ma, non parlo di personaggi, ma come cura del paesaggio, come cura alla ristrutturazione del palazzo ecc..è una città che ha voglia di fare e di mettersi continuamente in gioco.



A mio parere Luigi Priore predilige una pittura di paesaggio peculiarmente visionaria, vissuta con gli occhi della mente e percepita figurativamente come loco unicum. Il Maestro ospita i fruitori a bordo dei suoi vascelli che,disegnati con segno veridico,navigano verso quell’infinito crinale immaginifico,liricamente narrato mediante fulgide tecniche coloristiche, similari agli sconcertanti scenari di quella natura a tratti fiabesca, indagata e alterata dall’eclettico artista giramondo.

Giuseppe Arnesano

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