Recensione pubblicata su www.artribune.com
Lo spazio abitato dimensioni ambiente polimaterico 2010 |
Estese e figurativamente silenziose sono le opere di Giangaetano Patanè in mostra fino al
prossimo 18 settembre, nelle sale espositive del Chiostro del Bramante. La
personale dell’artista romano, intitolata “Self- Made Man” e curata da Elena
del Drago, raccoglie oltre venti tele, una cospicua selezione di disegni ed
alcune sculture nelle quali la terracotta assume un’importanza rilevante. Un
percorso espressivo e decisamente materico quello che Patanè elabora attraverso
una plurale ed articolata commistione di elementi, dove le grandi superfici
pittoriche si lasciano ammirare e reinterpretare da intime riflessioni, dalle
quali emerge la forza di un legame comunicativo indiretto tra l’artista,
l’opera ed il fruitore. Negli spazi immaginifici, dalle tenui ed a tratti
contrastanti tinte cromatiche, il segno di Patanè diviene immagine personale di
una proiezione mentale dell’essere umano, emblematiche in questo caso le opere
intitolate Corteccia Celebrale,Tra ali e
terra e Parole al vento. Scenari,
donne, enormi cetacei ed altri animali affollano le sale successive della
mostra, arricchendo così l’universo simbolico del pittore che, in alcune tele come
il Mostro è sottoterra, Orribili alberelli ed Il giardino di Dio, ripropone un piccolo bozzetto narrativo o
paesaggistico nel quale raffigura la versione reale di un dettaglio o del
soggetto della tela; un espediente fondamentale che ci riporta fisicamente e
mentalmente nella nostra dimensione.
Nelle opere polimateriche o nelle teste di terracotta dipinta, la
poetica intimistica dell’artista abbandona i confini bidimensionali della tela,
confrontandosi in maniera aperta e talvolta macabra con il gusto e le
sensazioni dello spettatore (Lo spazio
abitato, Self- made woman e Folle volo). Una serie di piccoli
disegni su carta con inchiostro, grafite ed acquerelli ritrae solitari ed
erotici corpi femminili, paesaggi invernali e segni antropomorfi. Una delle
prime opere presenti in mostra è intitolata Freschezza
1, un olio su tela del 1994, dove in un corposo mare aperto, un uomo nuota
verso l’indefinito pittorico, e prefigura un allontanamento dell’autore dalle
passate concezioni figurative fino allo smarrimento corporeo, per ritrovarsi sentimentalmente
nelle soluzioni concettuali che hanno caratterizzato l’esposizione romana.
Giuseppe Arnesano
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