Art&Ars Gallery
- Galatina (Lecce)-
11 ottobre al 24 ottobre 2014
Massimo Pasca, Giuseppe Apollonio, Ivan Garrisi e Brizzo
Qualche
minuto prima dell’opening di Crossroad le porte della Art&Ars Gallery sono ancora
chiuse. Una fitta nebbia riempie le sale della galleria tanto da offuscare
completamente la visuale interna. Improvvisamente le distorsioni della chitarra
elettrica di Luigi Bruno echeggiano dall’interno e mentre il fumo diviene
sempre più denso, le porte si aprono, il vapore defluisce ed il sound rock psichedelico
del musicista risuona nello spazio espositivo. In questa atmosfera underground,
dove i fumi e le sonorità incalzanti ricordano un fascino tutto metropolitano,
ecco che gli enormi lavori su carta di Pasca e Apollonio emergono dalla foschia;
i volumi si abbassano e le tenui luci lasciano il posto alle elaborazioni
foto-digitali di Brizzo e alle sonorità multimediali di Garrisi. Così si
inaugura Crossroad.
Galatina
11/10/2014
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La squadra di Crossroad da sinistra Massimo Pasca, Giuseppe Apollonio, Luigi Bruno, Gigi Rigliaco, Giuseppe Arnesano e Brizzo |
Nelle vicinanze della Chiesa
di S. Caterina d’Alessandria a Galatina (Lecce), che tra il 1369 e il 1391 fu
luogo d’incontro tra variegate e numerose maestranze di tutta Italia, si
incontrano e si confrontano per la prima volta quattro personalità artistiche provenienti
da percorsi formativi diversi. Crossroad, ossia “incrocio”, è il titolo dell’intervento
performativo dove Massimo Pasca, Giuseppe Apollonio, Brizzo e Ivan Garrisi sono i protagonisti dell’happening nel quale avviene l’incontro/incrocio
tra la performance artistica, il pubblico e le dimensioni socio- urbane del
territorio.
All’interno
ed all’esterno della Art and Ars Gallery concepita e ridisegnata come un
rinnovato spazio dinamico, dove gli artisti realizzano alcuni interventi site- specific, i fruitori divengono
parte integrante dell’episodio estemporaneo.
Crossroad è
un fatto dove lo spazio
architettonico interno e circostante, situato tra via Orsini, corso D’Enghien,
Del Ponte e piazza Toma, è vissuto in
itinere e diviene un episodio sensoriale e allo stesso tempo luogo mentale di
confluenze nelle quali, il melting pot delle
esperienze artistico culturali del quartetto, s’armonizza e si relaziona con la
gente in dinamiche, immagini, vicende e sonorità provenienti dal tessuto urbano,
carico di contraddizioni socio- ambientali che da un lato valorizzano e
dall’altro degradano il territorio.
La
galleria dunque, vissuta come un open
space soprattutto nei giorni che precedono l’inaugurazione, si apre (In) ed
accoglie (out) insieme agli artisti, le interazioni quotidiane che giungono dalla
strada. Vivere e indagare
il territorio vuol dire anche misurarsi con quella temperatura socio- culturale
che caratterizza ogni zona urbana. In questo modo Pasca, Apollonio, Brizzo e
Garrisi esprimono, attraverso medium e
linguaggi totalmente distinti, una personale ricerca che gli accomuna nelle
esigenze narrative, conoscitive e sperimentali.
Questi
metodi espressivi sono concepiti come quattro linee suddivise su altrettanti
livelli che, in un’ottica prospettica, convergono senza mai congiungersi e si sviluppano
indistintamente in una singola percezione dimensionale. Questo processo, che da
un ambiente fisicamente definito ed interattivo tra in e out, giunge tramite le pratiche artistiche ad una forma di
connessione direttamente attiva, coinvolge il fruitore, lo spazio ed il paesaggio
nella sua ambivalenza.
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un momento dell'inaugurazione di Crossroad |
Ognuno
degli artisti presenti in mostra esprime la propria dimensione urban: Massimo Pasca, live painter
e poliedrico artista, conduce da anni una ricerca pittorica sublimata nel
rinnovamento colto del segno di Keith Haring. Non da writer Pasca vive comunque
d’istinto quel tempo urbano/musicale, tempo inteso come voracità interiore
nell’esecuzione del gesto, paragonato idealmente al blitz illegale dei
graffitisti.
L’uniposca
e il pennello come la bomboletta spray così nelle tele dell’artista, dove il
procedimento della scrittura automatica
si rivela nel suo modus operandi, la
forza comunicativa si ammanta di poetica letteraria, storica e sociale. Pasca
elabora un cortocircuito iconografico pieno di brillanti cromie e di un
dissacrante senso ironico nel quale, l’elemento figurato ritrova in accenni
pregevoli l’impronta fumettistica di personaggi quali Pazienza e Iacovitti. Le
opere di Massimo Pasca sono delle visioni complesse, coinvolgenti e
psichedeliche nelle quali l’attimo intuitivo si anima in uno stile decisamente
pop che sorprende come in fulmineo contropiede.
La
percezione della dimensione urbana nei disegni di Giuseppe Apollonio invece, ha origine da un processo di sottrazione
costruttiva che rende leggibile l’idea. Le città sono un groviglio di cose giustapposte e disarmoniche dove le
forme stereotipate frantumano le relazioni umane. Il disequilibrio delle
proporzioni, visibile in alcuni oggetti del quotidiano, è l’unico appiglio per rimanere legati alla
condizione dello spazio reale.
In
questi lavori, nei quali la contaminazione tra gli studi in architettura, il designer
e le illustrazioni caratterizzano l’operato di Apollonio, si percepisce
un’esigenza stereometrica dove la sintesi figurativa, legata in parte alle suggestioni
di matrice surrealista, diviene attraverso la genuinità e la precisione del
segno una raffinata e labirintica riflessione sul paesaggio culturale. Le
elaborate visioni di città di Giuseppe Apollonio sono in continua relazione ed
evoluzione con il nostro Essere, che molto spesso pecca di responsabilità e si
adagia nell’indifferenza del caos.
Crossroad accoglie in un
continuo dialogo performativo gli scatti di Brizzo che, non da fotografo, ma da digital artist, percepisce in
maniera intimistica ed analogica i sommessi gemiti di paesaggi ed architetture.
L’artista, partito dalla ricerca fotografica, porta avanti da qualche anno un
progetto di elaborazioni foto- digitali. Con questo linguaggio Brizzo affronta
la questione e vive il territorio con una propensione di indagine diretta nei
luoghi extraurbani, introducendo e documentando con sensibilità bucolica, un
rapporto intrinseco ed immaginario dello spazio.
In
questi lavori, eseguiti con iPhone ed in particolare con l’app hipstamatic,
l’artista non si sostituisce alla tecnica e all’occhio del fotografo
professionista, ma piuttosto rappresenta delle pregevoli e calibrate
ricognizioni visive effettuate attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie. In
queste proiezioni, dove le ambivalenze e le interazioni tra in e out prendono il sopravvento
visionario, le prospettive distorte mettono in evidenza il disegno astratto di
strade, piazze ed edifici nel ricordo avanguardistico che fu di Alvin Langodn
Coburn. Ivan Garrisi, giovane suond artist
e performer, ragiona quasi in modo antagonista con il pubblico che, in maniera
inconsapevole, entra a far parte dell’evento performativo.
L’essenza
urbana del performer è racchiusa nella capacità di contenere, modulare e far
connettere le instabilità del suono e con le reazioni comportamentali degli
individui. Garrisi, che attraverso un processo di ibridazione tra video, musica
elettronica ed informatica musicale, rielabora un concetto di espressività
multimediale nel quale il fattore sorpresa gioca un ruolo fondamentale. Urban texture raccoglie le interazioni sonore
e le trasmuta all’interno dello spazio architettonico in immagini sonore.
Ancora
una volta in e out, interno ed
esterno si compenetrano favorendo incorporeità transitorie e fluttuanti; dunque
l’imprevisto è descritto nei sospiri della città fatti dai brusii, dalle
macchine, dai passanti, dagli uccelli e da tutto ciò che scorre, si muove,
vibra e anima lo strato ed il substrato nel bel mezzo di quell’ideale incrocio
urbano delle sensazioni. Il tessuto urbano genera all’improvviso un intreccio vitale
e sonoro dove le suggestioni del hic et nunc stimolano l’interconnessione ed il dialogo
artistico tra la pittura, le elaborazioni foto- digitali e il disegno, nel
solco vivido dell’irripetibilità del gesto performativo e della comunicazione intermediale
che veicolano e sostengono il messaggio in un punto comune.
Giuseppe
Arnesano