Pubblicato sul quotidiano Il Paese Nuovo il 30 luglio 2011
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Particolare del Tevere da Ponte Sisto |
Si sa che l’acqua del
biondo Tevere non ha mai brillato, ma ancor prima degli ottocenteschi
muraglioni di contenimento, le ondulate sponde del grande fiume erano
frequentate da commerciati e trafficanti di ogni sorta sia essi nel lecito o nell'illecito. Lugubre fu l’episodio di papa Formoso il quale già cadavere, venne
prima processato, mutilato ed infine gettato nel Tevere. Nelle interminabili
nottate invernali, questi umidi e desolati viali, carichi di spontanee
vegetazioni che fungono da naturale ricovero per qualsiasi specie animale,
ospitano anonimi ed infreddoliti clochard che popolano con i loro effimeri focolari i "bassifondi" della Roma odierna. Annualmente, in estate, accade qualcosa di poco
cortese nei confronti di questo “non luogo”della capitale e d’improvviso quei
lunghi chilometri di asfalto, sui quali poggiano deserte piste ciclabili, si
arricchiscono di innumerevoli e seriali stands brulicanti di qualsiasi forma di
divertentismo degno della più celebre città dei balocchi. Tutto questo, oltre ad allontanare gli erranti
senzatetto verso improbabili alloggi di fortuna, richiama pubblico, denaro ed inquinamento
allo stato puro. E di nuovo...“Commercianti e trafficanti di ogni sorta sia essi leciti o
illeciti”, affiancati dalla complicità del turista o connazionale
indisciplinato, deturpano, infangano e distruggono i “ricoveri naturali” fatti
di arbusti e fogliame vario, l’ordinaria vita silenziosa al dì la dello
specchio d’acqua ed il romantico paesaggio d’altri tempi.
Il lordume putrido,
dallo sgradevole olezzo che se ben sospinto raggiunge l’attuale livello
stradale, si solidifica in un’amalgama di carcasse di alberi sfrondati,
lattine, bicchieri ed immondizia varia. L’immonda patina che, snobbata dal
distratto e festante cliente, pigramente sonnecchia a filo d’acqua, può competere con la civiltà dell’uomo
contemporaneo?!
Giuseppe
Arnesano